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Robert De Niro

Il 17 Agosto del 1943 nasce a New York, Robert De Niro. La sua famiglia può vantare origini variegate e una vena artistica, che sicuramente influenzarono le scelte del giovane Robert.

La madre, Virginia Amiral, aveva origini olandesi e tedesche, il padre, invece era figlio di un immigrato italiano (molisano) e di una irlandese.

Entrambi i genitori erano pittori e si dedicavano alla scultura, per questo motivo si iscrissero anche al Greenwich Village.

Nonostante la passione per l’arte li accomunasse il loro matrimonio non durò a lungo e il giovane Robert si trovò a vivere da solo e a crescere ne quartiere di Little Italy.

Proprio in questi anni di grande formazione nel quartiere italiano per eccellenza, che Robert prese il suo retroterra sentimentale verso l’Italia, conoscendone attraverso gli immigrati, cultura e tradizioni.

L’Attore, infatti, è sempre stato fiero della sua origine italiana, tanto da richiedere il passaporto italiano nel 2006.

Come se non bastasse il comune di Ferrazzano, paese di provenienza del bisnonno, ha iscritto De Niro nelle liste elettorali comunali, consegnandogli anche le chiavi della cittadina.

Dal medesimo comune, anni prima (1887), i bisnonni, Giovanni Di Niro e Angelina, partivano verso gli Stati Uniti in cerca di maggiore fortuna.

Nel momento dell’iscrizione all’anagrafe americana, però, per un errore di trascrizione il cognome cambiò da Di Niro a De Niro.

In paese è stata costituita un’associazione in suo onore da una decina di anni, che organizza tutte le estati un festival cinematografico, che porta il suo nome.

Da piccolo però l’Attore non spiccava per doti di grande socializzazione e comunicazione, anzi era minuto gracile e particolarmente bianco di carnagione, tanto da meritarsi il soprannome di Bobby Milk. La sua infanzia pare sia stata caratterizzata da una profonda solitudine e da una timidezza senza pari.

Il suo interesse per il cinema viene fuori lentamente. A dieci anni debutta in teatro nella parte del Leone, nel regno di Oz e a sedici recita nell’Orso di Cechov.

Inizia, così, a frequentare alcuni corsi di recitazione, tra cui un periodo all’Actors Studio con Stella Adler e Lee Strasberg. In questo periodo debutta sui palcoscenici di off-Brodadway colleziona serate di spettacoli e continuando ad andare a scuola.

Negli anni ’60 sbarca nel cinema grazie alla regia di Brain De Palma, con lui gira “Oggi Sposi”, “Ciao America” e “Hi, Mom!”. In Ciao America  riveste il ruolo da protagonista, ma non ha ancora raggiunto la fama odierna.

L’esordio, a dire il vero, risale al 1965 nel film francese in bianco e nero “Tre camere a Manahattan” di Carnè, dove la protagonista è Annie Girardot e De Niro non compare neanche nei titoli.

La sua carriera, però, comincia a tutti gli effetti nel 1973, quando parte il sodalizio con Martin Scorsese. Grazie a lui, De Niro diventa l’attore cult che tutti conosciamo. Ben 11 sono i film che vedono De Niro diretto dal grande regista.

Con “Mean streets”, dove si vede un giovane De Niro al fianco di Harvey Keitel, Robert si guadagna il premio della National Society of Film Critics come miglior attore non protagonista. Da questo momento in poi comincia la sua carriera da grande attore.

Robert De Niro è, quindi, un attore, un regista e un produttore cinematografico, considerato tra i migliori del mondo, grazie alla sua grande capacità interpretativa e alla sua bravura nel presentare personaggi completamente diversi tra di loro.

Nella sua lunga carriera ha avuto modo di lavorare con i più grandi registi in pellicole di enorme successo, tra cui possiamo ricordare Francis Ford Coppola, il già nominato Martin Scorzese, Elia Kazan, Michael Cimino, Bernardo Bertolucci, Sergio Leone, Terry Gilliam, Roger Corman e Brian De Palma.

Ha ricevuto la candidatura per sei volte all’Oscar, vincendolo in due occasioni, nel 1975 come attore non protagonista e nel 1981.

Tra i personaggi, che ha interpretato, spiccano i ruoli da gangster.

Lo vediamo nei panni del giovane Vito Corleone ne “Il padrino –Parte II”, Noodles in “C’era una volta in America”, Jimmy Conway in “Quei bravi ragazzi”. Ha interpretato anche Al Capone nel film “Gli intoccabili” di Brain De Palma.

Una curiosità nel mondo del cinema è che De Niro e Marlon Brandon sono i due soli attori ad aver vinto il premio Oscar per aver interpretato lo stesso ruolo, Don Vito Corleone nella saga Di Francis Ford Coppola.

De Niro lo vinse per il giovane Vito, Marlon Brando invece per la parte dell’anziano Don Vito, in “ Il padrino”, antecedente all’altro.

Nonostante questi ruoli particolarmente drammatici, non è mai venuta a mancare la sua inclinazione verso la commedia, lo si vede infatti in “Re per una notte e Brazil”, fino a giungere negli anni novanta con la serie di “Terapia e pallottole” e “Ti presento i miei”, interpretando nel primo caso un mafioso in crisi esistenziale e nel secondo il suocero ex agente CIA, che rende la vita impossibile al genero.

Il suo lavoro si è sempre caratterizzato per una ricerca quasi maniacale dello studio dei personaggi che interpretava, un perfezionismo estremo che lo ha sempre portato a documentarsi incessantemente su tutto quello che riguardava il ruolo del suo personaggio. Grazie a questo suo modo di fare è riuscito a dare un volto ai più noti travagliati e complessi personaggi portati sullo schermo.

Ricordiamo solo per fare alcuni esempi, Travis in “Taxi Driver”, il pugile La Motta in “Toro scatenato”, per interpretare un umano e complesso Frankenstein di Kenneth Branangh (1994).

Secondo un sondaggio realizzato in Gran Bretagna dal canale televisivo FilmFour Robert De Niro è il miglior attore di tutti i tempi.

Per i 13.000 telespettatori che hanno votato il camaleontico interprete supera di gran lunga tutti i suoi celebri colleghi come Al Pacino, Kevin Spacey e Jack Nicholson.

Bibliografia:

  • Rosanna Bellitto, Robert De Niro, Esedra, marzo 2001
  • Giorgio Nisini, Robert De Niro, Gremese, 2006.

SITOGRAFIA

Ma l’America è lontana…

QUOTIDIANITA’ E REALE CONDIZIONE DEGLI EMIGRANTI ITALIANI E MOLISANI IN SUD AMERICA E NEGLI STATI UNITI

La realtà nelle terre transoceaniche era ben diversa da quella propagandata ed immaginata.

Lo scoprirono subito gli italiani e i molisani che scelsero in quegli anni gli attracchi del Sud America prima e poi dell’America del Nord.

Fra il 1880 e il 1915 approdano negli Stati Uniti quattro milioni di italiani.

La condizione degli emigranti era ben misera anche nelle terre che promettevano prosperità e speranza.

Erano in gran parte analfabeti, non conoscevano la lingua del luogo in cui emigravano, dovevano accettare di svolgere i lavori più umili, quelli che gli indigeni si rifiutavano di svolgere.

Tanto che si sviluppò un vivace dibattito sulla stampa argentina in particolare che, rendendo note le condizioni di lavoro e di vita degli emigranti, era volto a dissuadere gli italiani dal recarsi in quei luoghi.

Le difficoltà per l’emigrante erano ben evidenti fin dall’inizio dell’avventura, quando ancora si trovava in patria.

Molti, se non tutti, cadevano vittima dei promotori dell’emigrazione.

Con l’aumento delle partenze si organizzò, infatti, una vera e propria industria che ruotava intorno al fenomeno migratorio.

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Storia

Il tema dell’emigrazione, antica e moderna, è complesso, articolato e – con il tempo – diventa sempre più interessante approfondirne le radici, le evoluzioni, le interrelazioni con i paesi di residenza, con la madre patria, con i paesi di provenienza dei nuovi concittadini.

I Molisani nel mondo sono tantissimi, forse molti di più di quelli stimati, circa 800.000, e nonostante abbiano stabilito nuove radici, essi continuano ad essere ancora profondamente legati alle proprie origini.

Un legame che non può fare altro che onore a chi invece è rimasto sul territorio molisano.

L’Emigrazione in Molise

L’emigrazione è l’elemento più omogeneo della storia recente del Molise e ne ha profondamente contrassegnato l’evoluzione sociale.

Si possono agevolmente distinguere tre periodi all’interno del flusso migratorio della regione, come per quello dell’intera nazione:

  1. 1870/1890
  2. 1900/1915
  3. 1945/1970 – 80.

Come dato di insieme si può affermare che, in base ai numeri ufficiali, disponibili dal 1876 in poi, gli espatri dal Molise fino agli anni ’70 – ’80 del ‘900, sono quantizzabili  in circa 600.000.
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