Arturo Giovannitti

“Il poeta dei lavoratori italiani”

Arturo Giovannitti nasce il 7 gennaio 1884 a Ripabottoni, in provincia di Campobasso, da Domenico Giovannitti e da Giannina Levante. Dopo di lui i coniugi Giovannitti avranno altri due figli .

Arturo passa la sua fanciullezza tra i libri della biblioteca paterna e  rivela un naturale talento per la letteratura e in particolare per la poesia, maturando in un ambiente familiare già dedito alle belle lettere: lo zio, fratello di sua madre era pittore, il nonno paterno scriveva libri mentre suo padre aveva vergato alcuni versi, anche il fratello Aristide lasciò alcuni scritti di natura lirica. Il giovane Arturo legge avidamente quanto custodisce la biblioteca paterna, perlopiù tomi di storia e di scienza, un patrimonio che chiederà per sé alla morte del padre, lasciando ogni altro bene ai familiari.

In Molise il suo futuro sembra già definito: all’età di circa 11 anni il padre lo iscrive al Liceo Ginnasio Mario Pagano di Campobasso, unico istituto frequentato dai figli della borghesia molisana. Durante la sua formazione scolastica saranno Carducci, Rapisardi e Stecchetti e in primis Dante i suoi modelli letterari.

A soli 17 anni , nel 1901, la famiglia Giovannitti  per evitare conseguenze spiacevoli per Arturo, compromessosi per le sue idee con  le autorità, lo fa partire  dall’Italia. Questa repentina partenza in parte è indotta dall’ondata di repressioni perpetrate in patria nei confronti dei sostenitori delle idee socialiste. Giovannitti parte in ogni caso entusiasta di raggiungere la terra della Rivoluzione Americana e approda a Montreal, ospitato a casa di emigrati, amici di famiglia di Ripabottoni. Qui  compì gli studi alla prestigiosa Università McGill, e poi  ebbe un incarico come  assistente pastore   presbiteriano. Si mantiene da vivere lavorando da operaio in cantieri di manutenzione stradale e una volta terminato il percorso di studi accoglie l’offerta di vivere la sua prima esperienza di assistente pastore in Pennsylvania, in un villaggio di minatori, dei quali conoscerà presto le durissime condizioni di vita.

E’ in questo quadro che si evolve la sua coscienza socialista, fino a spingerlo nel 1905 , alla nascita del nuovo sindacato I.W.W.,ad abbandonare la missione presbiteriana per dedicarsi totalmente alla causa dei lavoratori.

Dopo alcuni mesi Giovannitti dalla Pennsylvania si trasferisce a New York per iscriversi alla Columbia University e completare la sua formazione. Progressivamente aumenta il suo impegno nelle Federazione Socialista Italiana, partecipa alle lotte sociali in difesa dei lavoratori, entra nella redazione di alcune testate, assume la direzione editoriale de  “Il Proletario”, e compone poesie di tema sociale. Anni di grande fermento sono quelli tra il 1909 e il 1912 quando si registra un’altissima conflittualità sociale. Il 1912 è l’anno dei fatti di Lawrence, cittadina del Massachussets, ove si concentrava le grandi fabbriche  del tessile. Gli operai di queste fabbriche, tutte immigrati, vivevano in condizioni particolarmente disagiate. IN questi anni le lotte sindacali per la riduzione dell’orario di lavoro e per migliorare la paga e le condizioni di lavoro  attraversavano tutta l’America ed il sindaco I.W.W. ne sapeva ben interpretare e rappresentare queste esigente dei lavoratori.

Perciò a Lawrence , alle  richieste di riduzione del massacrante orario di lavoro gli industriali risposero con la riduzione dei salari già insufficienti alla sussistenza. La risposta dei lavoratori sarà unanime e immediata: sciopero. In questa città giungono presto i dirigenti della I.W.W. che vengono subito arrestati, poi vennero mandati  a sostenere ed organizzare lo sciopero di oltre 30.000 lavoratori del settoree di 25 nazionalità, Ioseph Ettor e  Arturo Giovannitti, ventottenne. Nel corso di una manifestazione viene uccisa l’operaia  di origine siciliana Anna Lopizzo e di questa morte vengono ritenuti responsabili Ettor e Giovannitti, entrambi sono tradotti in carcere con l’accusa di incitamento all’odio di classe, punibile con la morte. Durante la detenzione di cui per la loro liberazione si mobilitano i sindacatidi tutto il mondo Giovannitti  continua a scrivere poesie: nasce così The Walker, poesia che viene subito amata da poeti e scrittori. The Walker viene pubblicata dalle più accreditate riviste letterarie americane e tradotta in diverse lingue straniere. Dopo cinque mesi viene celebrato – per i fatti di Lawrence – il processo a Salem, dall’esito apparentemente ineludibile della condanna a morte. Giovannitti, nell’ assumere la difesa di se stesso, pronuncia un’arringa a sua discolpa e degli altri due imputati. Joseph Ettor e Joseph Caruso,  in un perfetto inglese oltre che per i contenuti, che induce la giuria ad assolverlo. Il testo dell’Autodifesa entra nella storia della letteratura per l’accuratezza dello stile e per l’uso cristallino della lingua inglese, e ovviamente entra nella storia del socialismo per la lucida analisi che l’autore espone delle condizioni operaie di allora. Giovannitti ha 28 anni.

Nel 1914 sta per scoppiare la I Guerra Mondiale e Giovannitti professa tenacemente la sua posizione pacifista, l’anno dopo è per lui tragicamente segnato da una sequenza di lutti familiari, muore il giovane fratello Aristide, caduto il 18 luglio sul fronte. Il 1917 è l’anno dell’intervento degli Stati Uniti in guerra e Giovannitti, per il suo attivismo pacifista viene nuovamente arrestato con Ioseph Ettor, Carlo Tresca ed Elyzabeth Gurly Flynn.

A conclusione del conflitto negli Stati Uniti viene costituita la Camera del lavoro italiana, la cui dirigenza viene offerta a Giovannitti, il quale accetta con determinazione l’incarico. Lavorerà instancabilmente tra i lavoratori che sempre più si riconosceranno nell’organizzazione, e con altrettanto impegno cercherà l’accordo con le altre comunità americane, diverse per credo religioso o per provenienza etnica.

Ma questi sono anche gli anni dell’ascesa del fascismo in Italia che osteggiava le organizzazioni sindacali. Giovannitti in uno scritto definisce il nuovo fenomeno una “nera pestilenza”, e la combatte con una tenace propaganda e fondando l’Associazione antifascista che si scontra presto con l’Ordine dei Figli d’Italia.

Nel 1920  stessa sorta tocca ai due Italiani Sacco e Vanzetti. Giovannitti e tra i promotori della difesa dei due anarchici italiani accusati ingiustamente. Per loro finirà diversamente purtroppo.

E se l’attività sindacale perde pregnanza con il New Deal di F. D. Roosvelt, quella antifascista lo impegna sempre più. Ormai però Giovannitti si avvia al declino, dimenticato da molti e duramente provato nella salute, confortato dalle visite di un giovane poeta pugliese Giuseppe Tusiani, morirà in povertà, ma in piena dignità, il 31 dicembre 1959.

Al suo funerale parteciperanno commossi gli operai di New York, ed in Italia sarà ricordato solo da Prezzolini in un articolo su un diffuso quotidiano romano.

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